mercoledì 23 settembre 2020

Un "valletto" molto motivato :)

 

Mamma con Imagine e Hey Jude, 2017 Pozzuoli
Nel lontano 1976, vivevo a Ivrea dopo sono nato e dove ero ritornato nel 1970 da Napoli, al termine della terza elementare.

Avevo vissuto al Vomero, un noto quartiere collinare della citta partenopea e andavo a scuola alla Quarati, un istituto che associo ad un ricordo musicale.

Nel 1968, dovevo operarmi di appendicite e i miei erano più gentili del solito nei miei confronti. 

Nel mese di febbraio di quell'anno, i Vanilla Fudge erano venuti a SanRemo, mi erano piaciuti e io ero in macchina con papà, accanto a lui.

I Vanilla Fudge, 1968

Il discorso fa una deriva su quella esibizione e tutti e due ci diciamo che avremmo desiderato conoscerli meglio. O forse io gli esprimo un desiderio e lui cerca di esaudirlo, chissà...

Così papà, prima, andò a comprare il 45 giri di "Some velvet morning" che contiene una versione ridotta rispetto a quella sentita in televisione.


Lo prese in un negozio dietro la galleria Umberto, un negozio di cui si sono perse del tutto le tracce, oggi.
All'epoca i dischi li ascoltavamo sulla fonovaligia grigia del Reader's Digest, un giradischi stereofonico di fascia assolutamente popolare di cui papà era molto geloso. 

Per non so quale motivo, dal singolo papà decide di passare all'acquisto dell'album, del primo album dei Vanilla Fudge dal titolo omonimo, da poco uscito in America e anche in Europa.


Copertina conturbante, con un nudo donna passato ad un filtro ottico che ne altera del tutto i colori e in parte anche le forme. Il nome della band in giallo, mentre sul retro una foto in b/n riprende dal basso i componenti del gruppo, tutti giovanissimi, sorridenti, pieni di energia, vita, entusiasmo per il radioso futuro che li attendeva. (ndr: dopo avere montato l'immagine, mi sono reso conto che tra il mio ricordo e la fotografia c'è un'evidente differenza. Ma ho preferito lasciare il ricordo)

Mi piaceva il disco? Non ho un ricordo sgradito associato a quel disco, al suo contenuto, potevo sentirlo senza particolare fastidio.
Io ero attratto in maniera fetiscistica dall'oggetto! Così come mi reclamavano i libri sugli scaffali, le loro copertine misteriose, le rilegature non tutte uguali.

Nel 1970, dopo avere terminato la terza elementare a Napoli, faccio ritorno a casa dai miei a giugno che si erano già trasferiti a Ivrea per un'ennesima promozione di carriera professionale a mio padre.

In quei tre mesi ero stato dai miei nonni paterni a Napoli, nella stessa casa di famiglia dove poi avrei cresciuto la mia famiglia dal '92 al '98.

Dalla e De Gregori, 1978

A Ivrea, ho finito le elementari, ho fatto le medie e il ginnasio, poi di nuovo...PARTENZA! per una nuova città per un'ennesima promozione professionale di papà!
Feci in tempo a vedere a Torino la data del tour di Dalla e De Gregori e poi la mattina dopo prendemmo l'aereo per Capodichino e ciao Ivrea! Che palle!

Arriviamo al 1976 che è l'anno in cui mamma mi regala i due dischi con cui le ho chiesto di farsi fotografare nel 2017 a Pozzuoli.

Eravamo soliti prendere un autobus da Ivrea per raggiungere la sede del centro terapeutico torinese dove mi sottoponevo a degli stretching muscolo scheletrici per la schiena.

Un giorno di settembre, chè il mio compleanno si avvicinava accanto alla fermata dell'autobus che ci avrebbe riaccompagnati a casa, sotto i portici accanto ad una edicola, un ragazzo vendeva una serie di album.

Mamma mi invita a scieglierne un paio. 

In realtà, dopo avere visto Imagine di Lennon, pezzo che le piaceva mi impone di prendere quel titolo e poi mi chiede di sbrigarmi perchè l'autobus era in  arrivo.

Io prendo la compilatione Hey Jude dei Beatles perchè volevo ascoltare del rock.

Ah ecco ora mi ricordo perchè mamma mi propose di portare a casa della musica più internazionale: io, in quel periodo, ascoltavo solo musica pop italiana dalla classifica della Hit Parade di Lelio Luttazzi e a mia madre questo repertorio faceva letteralmente ribrezzo! 

Mi disse che non la sopportava più ed, in retrospettiva, agì con giudizio.

Con giudizio, anche se molta di quella musica non era poi così detestabile 😊

Comunque, mal gliene incolse - a mamma - perchè appena arrivato a casa misi ad alto volume "Can't buy me love" e venni sbalzato nell'iperuranio dell'impero Beatles, senza rendermene conto e diventando un fanatico radicale che a dicembre di quell'anno avrebbe acquistato tutta la discografia della band, facendo lavori e lavoretti perchè un LP costava 3500 lit e potevo contare sulle 100/200 lit chi ricavavo appropriandomi senza sosta e con massima specializzazione di tutta l'area più delicata associata alla intensa fase di public relation casalingo dei miei: assicurare la mise en scene della tavola da pranzo in soggiorno con dettagli di crescente raffinatezza. 

Insomma ero il "valletto specializzato" di mia madre, un valletto MOLTO MOTIVATO!

lunedì 21 settembre 2020

Il 21 settembre del 1987 moriva il bassista Jaco Pastorius

Un contatto, Piero Montanari, bassista professionista italiano, ha ricordato, con suo aneddoto, di quando Jaco Pastorius suonò a Roma nel 1982 assieme ai Weather Report.
Io ho condiviso il suo post con questo mio commento:

Io ai WR ci sono arrivato dalla collaborazione di Pastorius con Joni Mitchell. Da Don Juan fino al live che celebrava il tour di "Mingus". 

Quando Pastorius suona io lo vedo (lo vedo, non lo sento) fare due cose principalmente: intreccia corde di panno elastiche multicolorate che sposta nello spazio fissandole quà e là e poi lancia grappoli prepotenti di vernice colorata sulle tele del tempo musicale. 

Tutto questo reggendo magistralmente tutta l'architettura armonica. 

Io lo associo ad un altro artista straordinario, Michael Hedges, morto anche lui prematuramente e dall'immenso talento.