venerdì 6 agosto 2021

"All things must pass", l'inizio della ricerca spirituale in musica di George Harrison

Hanno appena pubblicato su Spotify il nuovo mix di "All things must pass" con cui George Harrison conclamò la sua energia di ricerca spirituale attraverso una visione totale ed enciclopedica del suo repertorio musicale. 

"All things must pass" mi ha sempre fatto molta impressione per la saggezza conquistata da un giovane musicista (aveva 28 anni all'epoca, se non erro) che, all'apice della sua fortuna critica e di successo, sente che quella impellenza interiore di ascolto di voci e verità intime così lontane dalle leggi della mondanità in cui era immerso fino al collo, non poteva più attendere oltre

Inoltre, la risposta di consenso popolare per questo triplo album, temibile anche per una star delle sue proporzioni, non si fece affatto attendere, dimostrando che questo possente lavoro si rivelava capace di intercettare le vibrazioni di una società tesa, nevrotizzata e confusa da troppi inganni e bugie internazionali. 

George Harrison non aveva da tempo più molto a che fare con la visione musicale al tempo beffarda, cupa, sarcastica, festosa in una parola caleidoscopica e variegata con cui gli ultimi Beatles, capitanati da McCartney, si ostinavano ad intrattenere un pubblico, ben disposto a non saperne di diventare adulto.

George Harrison cantava, come in parte anche Lennon anche se con obiettivi diversi, la giustizia immorale della Morte che istruisce l'Umanità alle leggi dell'immanenza e all'uso del tempo offertoci in vita per scrivere una trama che parli di noi per come sappiamo e possiamo, possibilmente senza offendere chi fa altrettanto :)

Harrison non è stato e non è un mio ascolto corrente, salvo che per alcuni pochi titoli. Gli preferisco atmosfere meno militanti per contenuto e soprattutto insistente ricorrenza, anche se per conto di un dio buono e comprensivo. O forse gli preferisco lo stesso tipo di narrazione ma osservato dalle miserie umane da cui può emergere la commedia, la favola, la poesia degli esclusi.

Non mancano nei dischi di Harrison da solista le vignette sarcastiche sulla realtà socio economica, come aveva già ampiamente dimostrato nei Beatles con brani come Piggies, Taxman o Savoy Truffle.

Ma nel quartetto che lo ha reso famoso, il predominio, seppur "democratico" :), di McCartney e di Lennon, non gli lasciavano lo spazio e soprattutto l'agio necessario per esplorare la complessità della sua effervescente creatività dove si ritrovano soul, r&b, spiritual, folk, country, blues.  

"All things must pass", remix 2020, prima pubblicazione 1970

 

mercoledì 23 settembre 2020

Un "valletto" molto motivato :)

 

Mamma con Imagine e Hey Jude, 2017 Pozzuoli
Nel lontano 1976, vivevo a Ivrea dopo sono nato e dove ero ritornato nel 1970 da Napoli, al termine della terza elementare.

Avevo vissuto al Vomero, un noto quartiere collinare della citta partenopea e andavo a scuola alla Quarati, un istituto che associo ad un ricordo musicale.

Nel 1968, dovevo operarmi di appendicite e i miei erano più gentili del solito nei miei confronti. 

Nel mese di febbraio di quell'anno, i Vanilla Fudge erano venuti a SanRemo, mi erano piaciuti e io ero in macchina con papà, accanto a lui.

I Vanilla Fudge, 1968

Il discorso fa una deriva su quella esibizione e tutti e due ci diciamo che avremmo desiderato conoscerli meglio. O forse io gli esprimo un desiderio e lui cerca di esaudirlo, chissà...

Così papà, prima, andò a comprare il 45 giri di "Some velvet morning" che contiene una versione ridotta rispetto a quella sentita in televisione.


Lo prese in un negozio dietro la galleria Umberto, un negozio di cui si sono perse del tutto le tracce, oggi.
All'epoca i dischi li ascoltavamo sulla fonovaligia grigia del Reader's Digest, un giradischi stereofonico di fascia assolutamente popolare di cui papà era molto geloso. 

Per non so quale motivo, dal singolo papà decide di passare all'acquisto dell'album, del primo album dei Vanilla Fudge dal titolo omonimo, da poco uscito in America e anche in Europa.


Copertina conturbante, con un nudo donna passato ad un filtro ottico che ne altera del tutto i colori e in parte anche le forme. Il nome della band in giallo, mentre sul retro una foto in b/n riprende dal basso i componenti del gruppo, tutti giovanissimi, sorridenti, pieni di energia, vita, entusiasmo per il radioso futuro che li attendeva. (ndr: dopo avere montato l'immagine, mi sono reso conto che tra il mio ricordo e la fotografia c'è un'evidente differenza. Ma ho preferito lasciare il ricordo)

Mi piaceva il disco? Non ho un ricordo sgradito associato a quel disco, al suo contenuto, potevo sentirlo senza particolare fastidio.
Io ero attratto in maniera fetiscistica dall'oggetto! Così come mi reclamavano i libri sugli scaffali, le loro copertine misteriose, le rilegature non tutte uguali.

Nel 1970, dopo avere terminato la terza elementare a Napoli, faccio ritorno a casa dai miei a giugno che si erano già trasferiti a Ivrea per un'ennesima promozione di carriera professionale a mio padre.

In quei tre mesi ero stato dai miei nonni paterni a Napoli, nella stessa casa di famiglia dove poi avrei cresciuto la mia famiglia dal '92 al '98.

Dalla e De Gregori, 1978

A Ivrea, ho finito le elementari, ho fatto le medie e il ginnasio, poi di nuovo...PARTENZA! per una nuova città per un'ennesima promozione professionale di papà!
Feci in tempo a vedere a Torino la data del tour di Dalla e De Gregori e poi la mattina dopo prendemmo l'aereo per Capodichino e ciao Ivrea! Che palle!

Arriviamo al 1976 che è l'anno in cui mamma mi regala i due dischi con cui le ho chiesto di farsi fotografare nel 2017 a Pozzuoli.

Eravamo soliti prendere un autobus da Ivrea per raggiungere la sede del centro terapeutico torinese dove mi sottoponevo a degli stretching muscolo scheletrici per la schiena.

Un giorno di settembre, chè il mio compleanno si avvicinava accanto alla fermata dell'autobus che ci avrebbe riaccompagnati a casa, sotto i portici accanto ad una edicola, un ragazzo vendeva una serie di album.

Mamma mi invita a scieglierne un paio. 

In realtà, dopo avere visto Imagine di Lennon, pezzo che le piaceva mi impone di prendere quel titolo e poi mi chiede di sbrigarmi perchè l'autobus era in  arrivo.

Io prendo la compilatione Hey Jude dei Beatles perchè volevo ascoltare del rock.

Ah ecco ora mi ricordo perchè mamma mi propose di portare a casa della musica più internazionale: io, in quel periodo, ascoltavo solo musica pop italiana dalla classifica della Hit Parade di Lelio Luttazzi e a mia madre questo repertorio faceva letteralmente ribrezzo! 

Mi disse che non la sopportava più ed, in retrospettiva, agì con giudizio.

Con giudizio, anche se molta di quella musica non era poi così detestabile 😊

Comunque, mal gliene incolse - a mamma - perchè appena arrivato a casa misi ad alto volume "Can't buy me love" e venni sbalzato nell'iperuranio dell'impero Beatles, senza rendermene conto e diventando un fanatico radicale che a dicembre di quell'anno avrebbe acquistato tutta la discografia della band, facendo lavori e lavoretti perchè un LP costava 3500 lit e potevo contare sulle 100/200 lit chi ricavavo appropriandomi senza sosta e con massima specializzazione di tutta l'area più delicata associata alla intensa fase di public relation casalingo dei miei: assicurare la mise en scene della tavola da pranzo in soggiorno con dettagli di crescente raffinatezza. 

Insomma ero il "valletto specializzato" di mia madre, un valletto MOLTO MOTIVATO!

lunedì 21 settembre 2020

Il 21 settembre del 1987 moriva il bassista Jaco Pastorius

Un contatto, Piero Montanari, bassista professionista italiano, ha ricordato, con suo aneddoto, di quando Jaco Pastorius suonò a Roma nel 1982 assieme ai Weather Report.
Io ho condiviso il suo post con questo mio commento:

Io ai WR ci sono arrivato dalla collaborazione di Pastorius con Joni Mitchell. Da Don Juan fino al live che celebrava il tour di "Mingus". 

Quando Pastorius suona io lo vedo (lo vedo, non lo sento) fare due cose principalmente: intreccia corde di panno elastiche multicolorate che sposta nello spazio fissandole quà e là e poi lancia grappoli prepotenti di vernice colorata sulle tele del tempo musicale. 

Tutto questo reggendo magistralmente tutta l'architettura armonica. 

Io lo associo ad un altro artista straordinario, Michael Hedges, morto anche lui prematuramente e dall'immenso talento.

giovedì 18 ottobre 2018

"I nastri ritrovati", 2018 di Luciano Cilio e Girolamo De Simone

Girolamo De Simone, compositore e pianista
Girolamo De Simone,
compositore e pianista
L'amico Girolamo De Simone, mente brillante attiva a diversi titoli nel fervido territorio musicale napoletano degli ultimi quarant'anni, durante uno dei suoi recenti percorsi "investigativi" tra gli archivi sonori a cui ha avuto accesso, riconosce in un nastro una voce a lui familiare e soprattutto cara.

Luciano Cilio sulla copertina  del cd/vinile "I nastri ritrovati
Luciano Cilio sulla copertina
del cd/vinile "I nastri ritrovati
Nel nastro, tra una prova, una esperienza di chimiche acustiche inconsuete e qualche appunto di composizione da sviluppare chissà quando, emerge distinta l'identità di Luciano Cilio, un architetto di strutture sonore sonore ardite, provvide per gli amici che negli anni settanta seppero "sentire" oltre, ma che lasciarono indifferenti le terrazze del bon ton artistico e politico del tempo.

Da quanto ho capito dai racconti e dalle letture, Luciano Cilio era un'anima fragile capace di raccontare con entusiasmo e coraggio la propria inevitabilità, ma non seppe resistere all'esilio artistico.

Luciano, così come aveva preannunciato la potenzialità del suo talento ancora in fase di sviluppo, decise di prendere il Grande Autobus e, senza un biglietto di ritorno, se n'è andato altrove da noi.
Preferendo un oblìo.

martedì 2 ottobre 2018

Viaggio di una vita attraverso i vinili - Giorno 04

Viaggio di una vita attraverso i vinili Blog Mauro Boccuni
Nel precedente post, mi sono addentrato nell'intricata ragnatela formata dalle innumerevoli associazioni che il repertorio musicale dei Beatles e gli innumerevoli interessi culturali della band hanno offerto ai loro fan, nel corso degli anni.

Tante cose sulle loro passioni come artisti e giovani uomini le avremmo scoperte attraverso la copiosa pubblicistica dei cinquanta e passa anni trascorsi dalla pubblicazione del loro primo singolo "Love me do", nel 1962.


Ma per chi si affacciava, negli anni sessanta, CON i Beatles, sul varco temporale della loro energia, poteva cogliere già tanti spunti. Quali? Cominciamo con la fotografia e la grafica.

domenica 30 settembre 2018

Viaggio di una vita attraverso i vinili - Giorno 03

Viaggio di una vita attraverso i vinili Blog Mauro Boccuni
Nel precedente post sulla mia storia attraverso i vinili ero rimasto al punto che trovavo qualche difficoltà ad incontrare - lì dove ho trascorso la seconda parte adolescenza, cioè la città di Caserta - qualche amico, compagno, conoscente che amasse condividere con me la passione per la galassia bitolsiana.

Pink Floyd sì, Prog altrettanto, jazz rock altrettanto, rock qualcuno ma senza punte di desiderio, parecchie occasioni di cantautorato italiano e internazionale, ma nessuno che volesse salire sul Sottomarino Giallo con me!

Quella che sembra essere una riflessione peregrina  - per non dire decisamente marginale  ad un viaggio che era partito dalla intenzione di commentare un disco in vinile per ogni post pubblicato -, beh questa riflessione si presenta come l'effetto di un'onda gravitazionale inattesa, scatenatasi per caso nel mio universo mmemonico.

Ma tanto casuale alla fine non è, a pensarci bene. Oggi, 29 settembre 2018.

mercoledì 12 settembre 2018

Viaggio di una vita attraverso i vinili - Giorno 02

Viaggio di una vita attraverso i vinili Blog Mauro Boccuni
Nell'altro post, il primo dedicato a questa sorta di diario, di viaggio alla ricerca di stati d'animo sepolti e di immagini che la memoria potrebbe riportarmi a galla mentre rigiro idealmente tra le mani i miei dischi di cui vi scrivo, dicevo nell'altro post avevo chiuso il flusso del racconto con il GH etcetera di Paul Simon, una raccolta messa su nel 1977 per celebrare il successo dell'album "Still crazy after all these years", il grammy ricevuto e probabilmente una tournèe di successo.

Ma, che io mi ricordi, all'epoca dell'acquisto dell'album, io non ero al corrente di nulla di tutto ciò.
Avevo sedici anni perché ero a Caserta, dopo il trasferimento nel mese di giugno del 1978 e la mia personale discografia contava non più di una trentina, quarantina di album, forse.
Molti i singoli :)

Trionfava tutto il repertorio dei Beatles, un lavoro di Battisti, molte cassette per sedare la bulimia da conquista rapida della discografia da intenditore!