mercoledì 25 marzo 2015

Stereocensioni Cesare Basile “Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più”, 2015, Urtovox

Stereocensioni, Stereobus, illimitarte, Mauro Boccuni
Osservo, ascolto, misuro le produzioni musicali a cui sottopongo il mio tempo cercando di dare delle risposte o dei suggerimenti a chi mi legge.
Nel tentativo di offrire un quadro di riferimento “critico” sulla produzione, sulla sua natura estetica e permettere al curioso/a di valutare, a sua volta, se è il caso o meno di impegnare il proprio tempo al confronto con le suggestioni dell’opera in questione.
Non è mia intenzione aggiungere nulla di nuovo a quello che un critico o sedicente tale dovrebbe fare :)
Mia premura è cercare di non farmi dei viaggi psichedelici per “non dire” o” non volere ammettere che”, ecco :)
Quindi cerco di andare al punto, caro lettore.
Questa recente pubblicazione di Cesare Basile “Tu prenditi l’amore che vuoi  non chiederlo più” pur vantando l’emancipazione artistica da ogni genere e/o etichetta e il mancato calcolo di appartenenza ad un particolare tipo di pubblico, è un’opera di letteratura in musica.

Come tale, per durata e soprattutto per densità espressiva ed estetica, “Tu prenditi l’amore che vuoi  non chiederlo più” ritienila, in tutto e per tutto, una pièce per teatro. 
E’ una “messinsonoro” nè di stretta avanguardia, nè di smaccato richiamo popolare.
Cesare Basile recita il suo gioco musicale su più versanti, ma su tutti, pende la forca della sentenza morale di un giudizio umano, il suo ovviamente.
Per le occasioni sprecate al caso dalla fretta, dall’indifferenza, dalla crudeltà e dalla sopraffazione dell’uomo contro i suoi simili.
Caro lettore, se vuoi essere accarezzato dal poeta che ti affetta mezzo chilo di cinismo bene assortito non rinunciando al contempo alla carezza di un digestivo di sinuosi archi orchestrali, lascia stare Cesare Basile.
L’autore, compositore, musicista e produttore catanese contratta con gusto la sua offerta, ma ti chiede una condivisione di codici mediterranei, nel senso letterale del termine.
Codici di una “terra di mezzo”.
Codici estranei sia al fondamentalismo delle avanguardie lo-fi che allo stordimento da trip lirico “nostalgico comunista”.
Cesare Basile non è certo un facilitatore di incontri musicali, ma in questa stagione di sofferente profilo culturale in cui versa la nostra penisola è un Artista come lui che ha le chiavi di una soluzione.
Una soluzione che tesse trame a cavallo di un pensiero di riscatto, di militanza sociale cupa, cieca e china e un’estetica ispirata, sembra, dalle esperienze teatrali catanesi.
Del cd altro non ho da dirvi perché se avete capito il discorso appena concluso, ne avete tratto le dovute conseguenze che separano chi sa viaggiare e chi si limita a sfogliare i cataloghi dei viaggi organizzati.


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