domenica 24 luglio 2016

"Io sto con la sposa" - Emigrazione, guerra e accoglienza. Regole comunitarie vs regole dell'Umanità

Copertina del dvd "Io sto con la sposa", 2014
"Io sto con la sposa" è il titolo di film documentario uscito nel 2014 grazie ad una produzione Gina Films finanziata con un raccolta di fondi dal basso altresì più nota come crowdfunding.

La regia del film è attribuita a tre autori di cui vi parlerò nel corso del post, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry e Antonio Augugliaro.

Il film riassume la proposta che gli autori suggeriscono ad un gruppo di migranti dalla Siria di rendere possibile il loro desiderio di raggiungere la Svezia dall'Italia, dove si trovano in quel momento ossia nel 2013, nel novembre del 2013.



L'ostacolo sono le frontiere oltre le quali tutte queste persone verrebbero fermate e rispedite in Italia.

Molte di loro non hanno voluto neanche chiedere asilo politico nel nostro paese, perché chi parte dalle coste siriane, con il terrore di ciò da cui fugge e la malinconia degli affetti che deve abbandonare, se non muore durante la traversata, ambisce ad un futuro dignitoso sotto tutti gli aspetti.

Cosa che l'Italia non può garantire in alcun modo.

Gli autori del film
Gli autori della pellicola, prima di trovare i finanziamenti per la produzione, escogitano un piano per tentare di effettuare questo percorso per tutta l'Europa, cercando di attuttire l'effetto frontiera.


Altri autori del film
A spostarsi verso la Svezia sarà una giovane coppia appena unitasi in matrimonio e un gruppo di amici - i migranti e i loro conoscenti italiani - insieme ai quali gli sposi vanno a raggiungere dei parenti residenti in Nord Europa.

Alcuni dei siriani protagonisti del film
Chi potrebbe MAI sospettare di una discreta carovana di persone abbigliate per celebrare uno dei momenti più felici della vita di due giovani?

Di fatto, nessuno degli organizzatori può essere certo di non essere bloccato da una pattuglia o dai doganieri, lungo l'avventuroso percorso che conduce il gruppo dall'Italia al sud della Francia, dalla Francia alla Germania, dalla Germania alla Danimarca e da qui alla Svezia.

La sposa del film
Il rischio per la troupe di italiani consisteva in quindici anni di carcere, se la copertura fosse saltata.

Per i migranti, il "semplice" ritorno in Italia.

La pellicola dice più di tanto. Le cineprese riprendono, come in un reality filmato notte e giorno e poi montato per l'edizione su grande schermo, la vasta gamma di emozioni che schiacciano tutti i protagonisti sulla realtà dell'eccitazione per un viaggio della speranza tra le pieghe di una burocrazia europea a diverse marce.

Quella che separa il dominio dei controlli imposti dall'Europa di serie A da quella come il nostro paese, l'Italia, non a caso già percepita dai siriani come un luogo privo di appetibilità economica, quindi di un futuro degno su cui investire risorse.

Eppure uno dei momenti più ricchi di pathos sono le lacrime di abbandono di Khaled Soliman Al Nassiry, il poeta ed editore palistenese, co regista del film a cui comunicano via telefono durante il percorso verso Ventimiglia di essere diventato cittadino italiano.

Lui, palestinese, apolide, uomo mai riconosciuto come cittadino di uno stato che esiste come tradizione e comunità, ma non come territorio deve affrontare improvvisamente una condizione del tutto inusuale, certo attesa, ma forse mai del tutto sperata fino alla fine!

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"Io sto con la sposa",  2014
Riflettevo su questa condizione e di altre che potete osservare durante la visione del film disponibile in dvd per i tipi Real Cinema della Feltrinelli a  €14,90

Nella vita innanzitutto io so che, ad un  certo punto, bisogna schierarsi, E' necessario, non per porre fine all'indifferenza, ma per costruire ponti e abbattere per un'ipotesi salvifica che stia dalla parte dell'umanità, Della sposa, nel caso della pellicola.

In ultima battuta, mi preme sottolineare che la migliore comunicazione, quella che permette un cambiamento di prospettiva nell'animo della gente, alla fine, è sempre quella basata sulla spontaneità di un dettaglio emotivo catturato in un percorso dialogico.

Narrazione della fragilità, del silenzio, del distacco dal rumore dell'assordante mondanità del consumo, essenzialità, misura.

E quel dramma umano è anche tuo. E tuo è quel senso immenso di tragedia segnato da ritmi e fragori, che per gli Europei sembrano ancora lontani. Anche se si addensano nubi cariche di cattivi presagi.

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