mercoledì 20 luglio 2016

Smartphone, star, concerti e trasformazioni della societa

Smartphone, star, concerti e trasformazioni della societa
Questo è un post ispirato ad un altro post pubblicato da Cultora poc'anzi, mercoledì 20 luglio 2016

Fa leva sulle parole con cui la cantante Adele si è rivolta ad una sua fan che, anziché seguirla come una normale spettatrice avrebbe fatto solo 10 anni fa, ha superato la soglia della decenza portando con sé addirittura il cavalletto per fare una ripresa ad hoc della sua esibizione.

Ora, a parte il fatto che il gesto fosse palesemente premeditato a tal punto da superare non solo la tradizionale tolleranza dell'audiovisivo lo-fi di un evento, ma addirittura la tracotanza con cui quella scelta di ripresa illegale sia percepita come un PUNK DIRITTO sacrosanto del popolo che ne inficiava un altro sancito dalle leggi del copyright, Adele ha squarciato dall'alto della sua posizione di leadership popolare la coltre delle regole sociali non scritte del "tutto è permesso, nulla è proibito" del web come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.
E non è cosa da poco nel silenzio del politically correct, del "volemose bene", del "tutto in pasto ai leoni del web, tanto oramai non si torna più indietro".


Osservo con preoccupazione anche io questa diffusa abitudine, quella che ad un primo acchito sembrerebbe una dipendenza patologica dal mezzo. 

Io però voglio domandarmi provocatoriamente COSA sostituisca questo gesto automatico per l'utente smartphone rispetto alla comune realtà fisica che è elusa da un gesto di "un'altra naturalezza", il click e la pubblicazione appunto.

La butto lì, cercando di ragionare sul perché l'utente dello smartphone rispetto all'utente di un walkman - ambedue strumenti per la registrazione, pur con evidenti differenze storiche e di utilizzo collettivo - sia così condizionato dalla necessità di dovere riprendere ogni attimo della propria esistenza.

Lo smartphone forse riprende gli eventi per una nevrosi dovuta ad un presente senza un soggetto narrativo ritenuto valido per la collettività e quindi senza una storia collettiva condivisa e degna da essere raccontata, se non quella di milioni di individui senza memoria costretti a mapparsi con gli audiovisivi.

Molte miei amici, quando richiesti di una spiegazione. la risolvono più biecamente con un rimbecillimento globale, un'effervescenza di ilarità e di leggerezza che si immortala in questa alzata liturgica di un'ostia elettronica elevata all'evento di turno, pagato a caro prezzo e di cui tracciare l'accaduto nel diario infinito degli N video stracolmi dei "c'ero anche io tota gioia toda beleza!"

Lunedì 18 luglio a Radio Tre/Farheneit Loredana Lipperini discuteva con ospiti illustri in collegamento di un fatto di cronaca nera accaduto ad Olbia il giorno prima - un pestaggio di u disabile ripreso da un gruppo di balordi - divenuto in breve, subito virale, cioè condiviso spontaneamente da migliaia di utenti social in tutta Italia.

Anche qui, lo smartphone!, sempre pronto a scattare fotografie e/o a registrare senza ritegno e pudore una crudele bravata di un branco di animali il cui fine ultimo consiste proprio nell'esibire il potere dell'istinto ad un pubblico di utenti virtuali non meno indegno del loro alto lignaggio di selvaggi.

Durante la trasmissione, uno degli ospiti sottolineava come la ritualità dei social web si basi su due presupposti tipici di questo tessuto connettivo ossia il potere di amplificare in poco tempo qualunque fatto pubblicato (pervasività) e la resistenza nel tempo del messaggio in rete (persistenza).

In pratica, non solo anche un rutto fatto e filmato a Napoli può essere visto in pochi minuti a Rio De Janeiro, ma non sarà più possibile toglierlo dalla rete, non solo perchè i server dei portali/social ne conservano una copia, ma perché a farlo possono essere gli stessi utenti che quindi possono reinserirlo subito in circolazione.

Io credo che l'immagine migliore di questa stagione della nostra vita di esserei umani sia un litorale con milioni di centinaia di migliaia di bottiglie spiaggiate, senza che nessuno si curi di considerarne l'esistenza, fino alla prima decisione del Comune più vicino di farne poltiglia per liberare la zona.

Un disperato urlo collettivo sintetizzabile nel grande successo di Adele "Hello? Can you hear me?"

E anche l'"Is there anybody out there?" di Pink in The Wall.

Ma anche l'urlo di dolore di Ziggy Stardust e dell'astronauta di Elton John.

Nessun commento:

Posta un commento