sabato 21 gennaio 2017

“Vèstiti male”, Davide Solfrini, 2017


Davide Solfrini pubblica il 27 gennaio 2017 prossimo un EP  nuovo di stamperia.  Si intitola “Vèstiti male”, sei canzoni per 22’ minuti di ascolto che confermano l’abilità dell’autore marchigiano nel sapere farsi interprete acuto di un malessere congenito di una società da tempo avvezza alla rinuncia e al disagio che ne deriva.

“Vèstiti male” è un saggio di concentrazione da parte di Davide sulla necessità di salvaguardare la propria integrità di uomo, di artista e di musicista in una stagione in cui anche mente scrivo queste quatto righe di commento ad un lavoro assolutamente pregevole per “promuovere un artista indipendente”, so che pochi o più probabilmente nessuno farà la fatica di fare click sul link che porta a questa recensione.

Davide, e tutti gli artisti che io seguo assieme a tanti altri operatori appartengono ad un sistema a circuito chiuso in cui difficilmente qualcuno entra per semplice curiosità.



E così tutto è consentito a troppi tranne che agli autori che lo sono per doti elettive come Davide Solfrini e che dimostrano la propria resistenza esistenziale combattendo a suon di narrativa musicale di prima qualità, perché densa per capacità di tratto, stile e di sintesi come  lo sono stati in Italia Ivan Graziani, Edoardo Bennato e lo sono ancora Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Non ho accostato lo stile di Davide a quello di questi altri tre autori, tra l’altro non casualmente tutti e tre ottimi grafici/fumettisti, se non il suo talento per schizzi di cronaca o di vita vissuta tradotti in letteratura musicale popolare, virati di una buona dose di malinconico cinismo.

Un esempio di questa mirabile sintesi di resistenza umana Davide lo palesa, a mio dire, nella canzone “Un giorno piove” una steady ballad in tempo medio che indossa un ombrello per proteggere l’uomo comune dalla noia di un tempo immobile, irriducibile e corrosivo per le relazioni e la qualità della vita.

La canzone che dà titolo all’EP “Vèstiti male” è un’ulteriore grido per un essere umano che non trova il coraggio per urlare il proprio smarrimento .

Ma forse l’esperienza più cruda di questo lavoro è la canzone “Alto mare” che, oltre ad un arrangiamento da ascoltare ad alto volume verso la fine, vede messo in bocca al suo protagonista ideale la frase “ è solo sperare troppo a lungo mi ha reso così duro!”. Commovente!

Ora non ci rimane che aspettare di vedere il Solfrini portare in giro questo lavoro e il resto del suo repertorio in giro per l’Italia.

Intanto ora , voi, se mi avete letto e se vi ho incuriosito, cercate Davide Solfrini sul web, ascoltatelo, comprategli l’EP e gli altri lavori, seguite anche me su StereoBus con le mie playlist. Insomma, fatevi sostenitori del progetto di un autore ha bisogno di orecchie aperte, applausi e voci che lo approvano. Lui, Davide Solfrini, come decine di altri stimati autori in Italia.

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