mercoledì 14 gennaio 2015

Stereocensioni - "Tramps & Thieves", Four Tramps

Comincia il mio viaggio di ascolto in compagnia di questa band, i Four Tramps ossia i Quattro Vagabondi.

Son ancora sulle prime battute della prima canzone e un sussulto di disagio coglie il mio stomaco, mentre la mente gli chiede di pazientare nelle reazioni di immediata stroncatura.

Ok, è evidente che la pronuncia sia abborracciata, che il sound trasudi della tipica provincialità da band di cover dal repertorio blues rock e che questa non sia una colpa ma anzi una opportunità per un miglioramento.

Però è certo che la produzione di sala è stata praticamente assente nel restituire la probabile energia che i Four Tramps sanno rivendicare a sè stessi sui palchi.

La sala di registrazione è un luogo che può trasformarsi in una chiesa o peggio in una aula di esami.
Intanto l’ascolto prosegue e sono arrivato al terzo pezzo che non a caso è proprio quello che dà titolo al lavoro “Tramps and Thieves” ossia “Vagabondi e Ladri”.

Li vedo divertirsi nei pub e con loro, gli avventori con le loro birre e la loro necessità di portarsi lontano dalla noia della vita di lavoro.

E’ un bel mestiere fare musica, ma sul “manico” ci stanno senza avere maturato, almeno da quanto si apprezza dal lavoro in studio, quel senso di scioltezza, rilassatezza, unità e di spirito di corpo che questo repertorio chiede, per non dire pretende.

La voce è troppo esile per restituire credibilità al genere e le chitarre troppo “gentili” per convincere l’ascoltatore a restare all’ascolto.

Però ecco arrivare dopo i primi faticosi 4 pezzi ( e ne mancano all’appello ancora otto !!!) “Last Day of freedom” una traccia nella più tradizionale lezione del rock “picchia duro” dove la raffinatezza conta poco e la compattezza del suono, energico e potente chiede di uscire senza compromessi. Ma anche qui, nonostante le premesse, è mancato il coraggio di una produzione più orientata all’identità del live.

Tremblin’ Land Blues” diverte per la consonanze delle corde espressive con certe matrici blues forse più assimilate non tanto dalla band, ma da certa esperienza musicale italiana che trova in Ligabue da un lato e dal compianto Ciotti dei grandi maestri del genere.

Mr. Jameson” prosegue sulla scia di questa fortunata sequenza di tracce blues rock sulla quale la band sembra potere dare il meglio di sè.

Vuoi vedere che il problema di questo lavoro sia solo la selezione e la sequenza dei  brani?

Morning Spread blues” pur denunciando ancora qualche incertezza, ma soprattutto poca grinta ( sicuramente la freddezza della sala) aggiunge valore ad un lavoro fiacco per la prima parte. Bene anche “Buster blues”, lo stomp elettrico “Me and the Devil #2” che chiudono il lavoro.

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