lunedì 6 marzo 2017

Jolly Records, i Campioni, Lucio Battisti: una conversazione con Roby Matano

SAAR Records
SAAR Records, il logo
Ho conversato per una mezz'ora giovedì 2 marzo 2017 con Roby Matano, una persona che nella sua terza età è direttore editoriale per la SAAR records di Milano.

Lo spunto per il contatto è nato dalla riedizione di due album, a nome di Luigi Tenco e Dalida, che la Jolly, una delle etichette storiche della SAAR e del repertorio del pop italiano di oltre sessant'anni fa, ha riproposto all'inizio del mese di febbraio del 2017, in occasione del 67° Festival della Canzone Italiana di Sanremo a cui ha fatto seguito, sempre in televisione, il biopic su Dalida dal nome omonimo.

La Jolly è stata una delle etichette più lungimiranti nel cogliere i fermenti delle nuova generazione di giovani interpreti della canzone italiana dagli anni cinquanta in poi.

Basterebbe citare i nomi di Adriano Celentano e di Tony Dallara, il primo esponente di grido dei rock 'n rollers all'italiana, destinato poi ad essere celebrato anche da Fellini ne "La Dolce Vita".
Il secondo noto come "urlatore" rispetto alla tradizione stilistica composta e misurata dei suoi predecessori.



Io non conoscevo Roby Matano prima di riprendere in mano non solo i dischi che citato sopra ma anche tutti i 45 giri cioè i singoli che, a casa, sono arrivati in eredità da papà e i miei zii.

Roby Matano
Roby Matano
Matano mi ha raccontato di sè con la nonchalance di chi ha vissuto e contribuito a costruire le cose, in parte leggendarie, di cui leggerete nel corso dell'intervista.
Spesso i grandi non sanno di esserlo e di carattere sono defilati.

Ho cominciato dunque questa intervista telefonica chiedendo a Roby Matano di presentarsi parlandomi sommariamente delle sue principali esperienze professionali e di vita.

Matano ha subitoammesso che una delle cose che proprio non avrebbe saputo fare era quella di "presentarsi" e che avrebbe preferito una conversazione basata su domande ad hoc, su curiosità.

Il fatto è che io, tranne che per alcune informazioni sul gruppo musicale de "I Campioni" e altre stralci di esperienze desumibili qua e là, un quadro organico minimo della sua biografia non lo possedevo al momento della chiacchierata.

E io odio letteralmente non essere preparato prima di una intervista! E ovviamente a lui non potevo rivelarlo!

Ma l'occasione di sentirmi raccontare qualche aneddoto sulla stagione musicale italiana dalla seconda metà degli anni cinquanta in poi era ghiotta e per una volta mi sono detto che, se fossi inciampato in qualche ostacolo, facendo la figura del ragazzino inesperto, me la sarei vissuta con allegria!

Ho pensato quindi di partire dal più immediato riferimento alla Jolly, l'etichetta discografica, quale fosse stata la sua relazione con questa tradizione editoriale tutt'ora in auge e come avesse cominciato questa attività

Comunque Matano mi parla della nascita dell'etichetta discografica Jolly e della SAAR. Maggiori dettagli si trovano a questo link

Quando Tony Dallara che era il cantante del gruppo de I Campioni partì per il militare venne sostituito da Roby Matano.

Mauro Boccuni: Quindi lei ha cominciato la sua esperienza nel mondo dello spettacolo come cantante?
Roby Matano (RM): Sì

E ha cominciato con I Campioni?
RM: Beh, io venivo da un'altra esperienza, io ero cantante nei night club e suonavo il contrabbasso. Poi il gruppo dei Campioni cercava un cantante, quando sono entrato il gruppo ha sottoscritto il contratto con la Jolly e io sono rimasto con loro per parecchio tempo. E dopo altre esperienze di cui le parlerò in altre occasioni, sono ritornato alla SAAR come direttore artistico. Mi sono quindi dedicato alla pubblicazione di tutti i tesori che sono presenti qui.

Mi interessava conoscere meglio quale era stata la sua formazione prima di entrare a fare parte del gruppo de I Campioni.
RM: Nasco come cantante e bassista

In che anni è diventato cantante per I Campioni?
RM: 1958.

Come potrebbe definire il genere musicale suonato dal gruppo?
RM: (sorride) Questa è una classificazione che si adotta oggi :) Noi facevamo rock, rock 'n roll
NdR: io preciso che comprendo la reazione, ma in fondo sono queste manifestazioni emotive quelle che mi consentono di ragionare sul senso di ciò che il fare musica in un gruppo della fine degli anni cinquanta in Italia rappresentava. Almeno, rispetto alle profonde codifiche storiche che si sarebbero inevitabilmente succedute fino ad oggi. Lui infatti fa delle precisazioni:
Per quanto riguarda la discografia, c'erano parecchi generi distinti, mentre quando si suonava nei locali, nei night club si faceva musica da ballo. Oggi si chiamano "cover band" allora si chiamavano "orchestre da ballo", "complessi". Oggi si usa dire band, cover band.

E gli inediti, oggi molto frequenti, all'epoca li proponevate?
RM: Non esistevano ancora i cantautori. Esistevano gli interpreti e io ero un interprete, e come me Gianni Morandi, Tony Dallara. Poi sono nati i cantautori e le cose sono un poco cambiate. Nel senso che i cantautori cantavano le loro canzoni, ma gli interpreti non cantavano le canzoni dei cantautori.

Perche all'epoca esistevano gli editori...
RM:Certo gli editori E i discografici! Poi si sono uniti cioè i discografici sono diventati editori. Ma  all'epoca esistevano solo i compositori, gli autori e gli interpreti.

E una di queste figure che possiamo prendere ad esempio è stata Dalida. Dalida eseguiva un vasto repertorio musicale.
RM: Esatto! Dalida cantava le canzoni che le piacevano! Se il discografico era d'accordo, le pubblicava. Infatti ha inciso un pò le canzoni di tutti gli autori.

Però poi come interprete Dalida ha cercato anche gli autori più impegnati
RM: Beh diciamo che l'ha fatto lei, l'ha fatto Mina, l'ha fatto Barbra Streisand, lo hanno un pò tutte le grandi interpreti. Mina ha inciso di tutto: canzoni italiane e internazionali. Quando una canzone era bella, adatta, la cantavano, la incidevano. Oggi, le cose sono un pò cambiate perché ogni autore le canzoni se le canta lui e non le dà agli interpreti.

Torniamo al gruppo de I Campioni. Tralasciando l'attività dal vivo, di cui abbiamo detto alcune cose importanti e utili per chi ci legge, sono interessato a capire un poco meglio a capire quali erano i vostri progetti come gruppo da studio (di registrazione)
RM: Tenga presente che all'epoca si registrava su due piste e quindi era molto più complicato, ma con i bravissimi ingegneri del suono dell'epoca si facevano dei dischi straordinari. Parlo di sonorità, di dinamica...Oggi è tutto cambiato perché si registra su 48, 80 piste si può fare qualsiasi cosa, con l'elettronica è cambiato tutto. Per quanto riguarda il gusto e il repertorio tra di noi c'era Bruno De Filippi che scriveva le canzoni e dopo vari tentativi, abbiamo fatto "Tintarella di luna"che è diventato un grande successo e poi purtroppo fu data anche a Mina e mentre noi eravamo da parecchie settimane in classifica, lei piano piano ci ha sorpassato. Quindi se si parla di "Tintarella di luna" si parla di Mina, ma la versione originale è stata cantata, da I Campioni, da me!

Un poco come con "Quello che le donne non dicono" di cui tutti ricordano la versione della Mannoia, ma di cui pochi ricordano la versione dell'autore Enrico Ruggeri. Ma questo tipo di interviste, in fondo servono anche a riportare alla memoria questi episodi importanti della storia della canzone e i suoi protagonisti!
RM: Io sono amico di Mina però un poco di rammarico ce l'abbiamo perché era la canzone che avrebbe segnato la mia storia come per tanti altri come Mario Tessuto con "Lisa dagli occhi blu" oppure "Bandiera Gialla" per Gianni Pettenati. Ecco per me la canzone simbolo era "Tintarella di luna" e mi è stata, tra virgolette, tolta!

Quanto è durata la stagione de I Campioni?
RM:Circa dal 1958 al 1978. Quando Bruno De Filippi ha lasciato il gruppo, io sono diventato il responsabile, non dico capo orchestra, ma dico responsabile e a me è stato dato l'incarico di trovare un chitarrista al posto di De Filippi che ci lasciava. E allora io mi sono messo alla ricerca e ho trovato un ragazzo, un cantante, non un cantante ma un chitarrista che si chiamava Lucio Battisti.
I Campioni (primo a destra Lucio Battisti)
I Campioni (primo a destra Lucio Battisti)

Noi avevamo fatto già un accordo con un chitarrista molto importante e avevamo già praticamente chiuso l'accordo, quando invece io ho insistito perché ho voluto assolutamente questo ragazzo perché mi piaceva moltissimo per tanti motivi musicali. Lo ritenevo più vicino a me per gusti musicali e facendo uno sgarbo all'altro musicista, è venuto con noi Lucio Battisti che non ci ha pensato due volte. Dopodiché la storia de I Campioni prende altre dimensioni.

In che anno entra nel gruppo Battisti?
RM: Lucio Battisti è entrato a fare parte de I Campioni il primo dicembre del 1963. E il primo locale in cui ha suonato con me è stato "La Rupe Tarpea" a Roma, in via Veneto, il primo dicembre del 1963.

Battisti era giovanissimo!
RM: Lui era del '43 e non era ancora maggiorenne, perché allora maggiorenni si diventava a ventun'anni. Quin di fu affidato a me, perché io ero un pò più grande di lui, venne la sua mamma a casa della mia perché voleva conoscere con chi partiva il figliuolo. Quindi si incontrarono sua madre e la mia, fu rassicurata e Lucio Battisti partì con noi, perché i primi impegni erano anche all'estero. Qui nasce la storia di Lucio Battisti come chitarrista, non come cantante perché non cantava.

Se penso a I Campioni e a chi vi ha militato da De Filippi a Battisti, seppur in erba, e alle vostre radici come gruppo da sala da ballo, vedo parecchi filoni musicali: dalla musica popolare melodica italiana, al jazz, dal soul all'R&B. Era effettivamente così?
RM: Sì, era così. Con Bruno De Filippi, avendo acquisito una esperienza in un locale dove venivano i militari americani ho imparato molte cose del repertorio americano che nessuno conosceva, da loro ho imparato tantissimo. Quando sono andato con I Campioni, con Bruno De Filippi che era un bravo jazzista, direi un genio ci divertivamo a fare queste canzoni che io avevo imparato. Avevamo quindi un set diversificato: musica country, jazz secondo la gente che c'era nel locale e li accontentavamo!
E' stata una esperienza molto arricchente sul piano del saper suonare assieme
Certamente. Ma allora si suonava, non c'erano le basi!

Questa è la stagione con I Campioni, poi c'è un'altra fase che è legata al ruolo che lei ricopre tutt'ora presso la SAAR records.
RM: Benché la mia attività principale è stata quella del cantante, mettendoci la faccia, però ho sempre voluto fare delle cose nuove, quindi ho cominciato a fare il talent scout. Per questo motivo è nato Lucio Battisti, Paolo Conte, I Nuovi Angeli. Dopo anni ho lavorato con Gino Paoli come direttore artistico delle sue attività. Finito il rapporto con Gino, ho continuato con I Campioni fino al 1978, sono approdato alla RAI ho collaborato a molti programmi e un giorno mi è venuto di venire ad intervistare il fondatore della Jolly,Walter Gurtler quando mi ha rivisto, visto che considerava i suoi cantanti come dei figli, posso dirlo con orgoglio, si è commosso e alla fine dell'intervista ha voluto che io trovassi la maniera di collaborare all SAAR. Ho accettato, un anno dopo lui è scomparso, il figlio ha ereditato questa attività. Lui aveva ricevuto dal padre come eredità che io potevo essergli utile per i consigli e così con la RAI ho finito i rapporti e cominciato questa attività alla SAAR.

Questa operazione dell rimasterizzazione è recente o va avanti da diverso tempo?
RM: Abbiamo cominciato tre anni pubblicando Francoise Hardy, Michel Polnareff e Antoine. Abbiamo fatto un accordo con la BMG. Questi dischi erano usciti per la Jolly e abbiamo dato vita a queste edizioni. Dopodiché, in seguito ai risultati, abbiamo realizzato la storia del rock 'n roll italiano dal 1956 al 1962, un cofanetto con 4 cd che racchiude tutta la storia di come è nato il rock 'n roll in Italia. Abbiamo fatto anche una riedizione dei primi due 45 giri che Franco Battiato realizzò per la Jolly e adesso andiamo avanti grazie ai consensi. La gente non conosceva queste incisioni e le sta riscoprendo.

Mauro Boccuni

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