mercoledì 23 maggio 2018

“3+3 - 6 occasioni per un incontro d'autore- Intervista con Ellen River, Maggio 2018

Ellen River
Ellen River
Il 27 aprile 2018 è uscito, per New Model Label, il cd "Lost souls" il secondo lavoro della cantautrice Elena Ortalli, in arte, Ellen River.

Elena/Ellen (d'ora in poi solo Ellen) ha prodotto il lavoro, curando con il bassista Antonio Rigo Righetti gli arrangiamenti.
Alle chitarre si è aggiunto Mel PreviteRobby Pellati alla batteria.

I musicisti su citati sono stati i Rocking Chairs e poi ancora La Banda al fianco di Ligabue per anni, in studio e sul palco, e in diverse occasioni è stata in tour con musicisti come Willie Nile o Elliott Murphy.

Ho rivolto ad Ellen, che è compositrice/autrice e voce i "Lost souls" le tre domande di questo mio formato dal titolo “3+3 - 6 occasioni per un incontro d'autore" con cui cerco di rivelarvi uno o due aspetti chiave del protagonista dell'intervista

Ellen River e i musicisti che l'accompagnano dal vivo
Ellen River e i musicisti che l'accompagnano dal vivo
Vi ricordo che le prime "3 occasioni" sono tre risposte che l'autore ha dato ad altrettante mie domande.

Le seconde "3 occasioni" sono tre tracce musicali, scelte dall'autore, per presentarsi al lettore di internet che volesse approfondire la visione artistica del musicista.


1/3 Mauro Boccuni (MB): Lost souls", in italiano "Anime perse", e per raccontare il tuo percorso musicale "indossi" lo pseudonimo di Ellen River cioè il nome d'arte scelto per cantare il tuo rock blues.
"Lost souls", la copertina del cd
"Lost souls", la copertina del cd

Ti chiedo di immaginare che a leggerci ci sia un/una giovane millenial alle prese con i suoi blues, con i blues della sua generazione.

In quale territorio immaginario,secondo te, potresti stringergli/le una mano per convincerlo/la che, al di là della forma, i blues appartengono a tutta l'umanità?

1/3 Ellen River (ER): Non credo esista un mondo immaginario più calzante di quello in cui viviamo realmente per avvicinare qualcuno al blues.

Basta guardarsi attorno per vedere all'ordine del giorno i diritti calpestati, mancanze di rispetto ed una società che umanamente arretra a grandi passi.

Il blues si aggira nella nostra epoca, basta sedersi un attimo ed ascoltare l'aria che tira.

Il blues è nato dagli Afro Americani che cantavano attraverso versi semplici e diretti la loro frustrazione, la loro tristezza, la loro devozione religiosa e la loro speranza nonostante le circostanze palesemente avverse, un urlo della propria condizione.

Una strada di condivisione, spiritualità, denuncia, frustrazione, esternazione di uno stato d'animo, una strada impervia che restituisce attraverso la musica quell'umanità negata, una strada lastricata di ritmi ridondanti ipnotici che racchiude nella semplicità una gamma infinita di emozioni debordanti.

Ci sono giovani che si avvicinano al blues, magari grazie ai genitori, amici o parenti che li hanno contaminati con le loro influenze musicali, ci sono giovani che si avvicinano in modo naturale e spontaneo senza che nessuno indichi loro la strada, ci sono infine giovani che ignorano le radici della musica perchè magari non sanno che il rock e tutto quello che lo ha seguito devono la loro nascita al travaglio della musica blues, madre indiscussa dei generi sviluppatisi negli anni.

Per avvicinare qualcuno a qualcosa credo serva solo una cosa: l'anima.

Quando senti l'anima che si esprime attraverso le note, attraverso semplici liriche magari ripetute, quando senti la vita fremere in quelle parole, quando senti che chi sta cantando ti sta raccontando quella malinconia che in cuor tuo sai che ti appartiene, quando avverti che la sua storia diventa la tua. Questo incontro, anche a distanza di secoli non può lasciarti indifferente.

Ai ragazzi di oggi serve pazienza per ascoltare un brano scavando nel significato, senza soffermarsi all'immediatezza o all'apparenza come questo mondo cerca disperatamente di imporre.

Si possono contagiare i giovani con la cultura dell'emozione e dell'importanza del proprio sentire, far ritrovare loro la strada che li conduce al contatto con se stessi e con l'onestà di espressione.

Il blues è essere in perfetto contatto con il proprio sentire e credo che difficilmente si possa non rimanerne stregati.

Come video ho scelto la scena iniziale di un film di Robert Altman  del 1999 davvero incredibile intitolato "Cookie's Fortune" .
 In molti lo conosceranno, consiglio invece la visione a chi non lo avesse ancora visto.
 Questa scena iniziale trasmette un mood da subito dal quale si rimarrà soggiogati per tutta la durata del film.





2/3 Mauro Boccuni (MB)Condivido appieno questa tua lettura storico funzionale del blues.

Hai toccato alcuni temi che vorrei approfondire in questa conversazione: il rapporto tra Blues e anima o soul in inglese e in ultimo la carenza di concentrazione da parte delle ultime generazioni.

Secondo me il Blues , il Blues Rock, il soul sono ottimi unguenti per lenire ed idratare l'aridità del consumismo. 

Il tuo lavoro "Lost souls" come cerca di combattere questa irrigazione dei cuori inariditi? Siccome "Lost souls" è una tua produzione, come volevi che fosse e di cosa ti sei stupita alla fine del lavoro di sala?

2/3 Ellen River (ER): In Lost Souls cerco di traghettare le persone in un mondo dove le emozioni giocano a carte scoperte, emozioni a volte scomode se ogni giorno si deve continuare a nasconderle, emozioni che ti colgono impreparato e ti mettono alla prova, emozioni vive e urlanti che ti tengono sveglia la notte, che ti ricordano quanto ci sia di bello in questo mondo e quanto orrore allo stesso tempo.
Emozioni contrastanti e continue contraddizioni, la natura umana  in proposito credo abbia famigliarità con la tematica dualità.

I cuori inariditi di cui parli sono forse cuori che hanno dimenticato quanto sia bello e necessario emozionarsi, quanto alla fine della giornata e della vita siano poi le emozioni a rimanere dentro di noi a tormentarci o farci compagnia.

Ci si abitua alla cattiveria, all'ingiustizia, all'indifferenza, ci si abitua addirittura a non provare più nulla.
La natura ci regala continuamente momenti di stupore e bellezza di cui innamorarci ogni volta come se fosse la prima.
La semplicità di un tramonto, per quanto chi legge possa ritenerlo banale, è un miracolo di fronte al quale non smetto mai di meravigliarmi.
Non dobbiamo mai dimenticarci che il nostro sentire è importante, soprattutto in un mondo frenetico dove il tempo è sempre più tiranno e dove siamo considerati numeri che corrono da una parte all'altra perdendo di vista la grande espressione della vita.

Lo stupore alla fine di Lost Souls, poterlo tenere tra le mani, averlo curato e voluto da subito con una tenacia e passione viscerale.

Questo album è per me un segnale che in primis mando a me stessa: credere sempre in quello si sta facendo, ascoltare il proprio cuore, non aver paura mai di essere se stessi e perseverare anche se la strada è piena di insidie.

Le anime perse sono anime che vogliono vivere, nonostante la fatica quotidiana, sono anime che lottano e che alla fine della giornata con un sorriso cancellano tutto il marcio che hanno affrontato.

Le anime perse siamo noi, tutti, alla ricerca di risposte, alla ricerca di noi stessi e alla ricerca di qualcosa che ancora non conosciamo.

Non è mai troppo tardi per cambiare ciò che non ci va bene, non è mai troppo tardi per cambiare rotta,anche se a volte ci si chiede "how not to forget who's driving our cars" (Seahorses).



3/3 Mauro Boccuni (MB)Un'ultima domanda, Elena, che preparazione tecnica hai come cantante? Cosa ti senti di consigliare ad un/una giovane voce rock blues che senta la vocazione?
Oppure cosa credi di dovere sconsigliare all'ambizioso/a irrequieto?

3/3 Ellen River (ER): Se una persona sente la vocazione non posso che consigliare di seguirla, cercando di avere sempre un approccio umile e di rimanere con la mente aperta accogliendo tutte le contaminazioni possibili.

Credo non si debba essere intransigenti e soprattutto non essere pronti ad etichettare il proprio genere come spesso accade, ma  prediligere la libertà di muoversi nelle sfumature che la musica regala.

Le persone cercano sempre di etichettare un genere, un gruppo, un artista, come se etichettandoli la percezione di mettere le cose in chiaro da subito dovesse avere la meglio.

Ai giovani che vogliono fare musica consiglio di sentirsi liberi e di fare quello che vogliono fare a prescindere da quello che gli altri vorrebbero che facessero, a prescindere dalle mode o dagli imput che il mercato discografico lancia.

Ognuno ha la propria strada da percorrere, non si smette mai di imparare e non si finisce mai di amare la musica nella sua essenza.



Nessun commento:

Posta un commento