domenica 30 settembre 2018

Viaggio di una vita attraverso i vinili - Giorno 03

Viaggio di una vita attraverso i vinili Blog Mauro Boccuni
Nel precedente post sulla mia storia attraverso i vinili ero rimasto al punto che trovavo qualche difficoltà ad incontrare - lì dove ho trascorso la seconda parte adolescenza, cioè la città di Caserta - qualche amico, compagno, conoscente che amasse condividere con me la passione per la galassia bitolsiana.

Pink Floyd sì, Prog altrettanto, jazz rock altrettanto, rock qualcuno ma senza punte di desiderio, parecchie occasioni di cantautorato italiano e internazionale, ma nessuno che volesse salire sul Sottomarino Giallo con me!

Quella che sembra essere una riflessione peregrina  - per non dire decisamente marginale  ad un viaggio che era partito dalla intenzione di commentare un disco in vinile per ogni post pubblicato -, beh questa riflessione si presenta come l'effetto di un'onda gravitazionale inattesa, scatenatasi per caso nel mio universo mmemonico.

Ma tanto casuale alla fine non è, a pensarci bene. Oggi, 29 settembre 2018.


The Beatles, 1965 ca.
The Beatles, 1965 ca.
Nella seconda metà degli anni settanta, la posizione del quartetto inglese nella classifica del repertorio sonoro dei miei compagni di scuola di Ivrea e poi a Caserta occupava un posto molto basso.

E ad osservare ancora meglio la situazione, attraverso quegli indizi che un giovane adolescente come ero all'epoca poteva maneggiare, da nessun giornale, scaffale di libreria, di dischi, delle edicole delle tante diverse città italiane che frequentavo emergeva una evidente intenzione di sostenere la memoria del più recente passato musicale, mediante riedizioni o repackaging, oggi così attuali.

Trovare copie delle vecchie stampe dei Beatles, ma non solo di questa band, era un'opera ardua, a Milano come a Torino, a Napoli (Molto di meno) o a Roma!

"With the Beatles" nella versione italiana
"With the Beatles" nella versione italiana
Le ristampe che trovavo erano quasi tutte italiane, con l'etichetta Parlophon (senza la e)/EMI di colore azzurra come tutte le stampe EMI italia della seconda metà degli anni settanta!

E a me, veniva un cazzo di nervoso (scusate per il "nervoso"!)

Per non dire di quanto fosse improbabile la versione italiana delle copertine dei primi album, tutte diverse dall'edizione inglese!

"Please, please me and 12 other songs" riportava uno scatto dalla sessione che sarebbe stata utilizzata per il secondo album "With the Beatles", quella dei quattro con maglie nere di lana a collo alto su sfondo nero.

Per il secondo album invece, al posto dello scatto con maglie nere, nella versione italiana c'era uno scatto effettuato al parco, molto solarizzato.

"Hard day's night", anzichè blu, era rossa! Ma perché ???????

"Help!" nella versione italiana
"Help!" nella versione italiana
"Help!" e "Rubber soul" non avevano le note di Derek Taylor pubblicate sul retro di copertina nella versione inglese, che palle!

Però, in Italia, in occasione del concerto all'Adriano, la Carisch che distribuiva la Parlophon (senza la E) aveva pubblicato un disco, in edizione mono, contenente un'antologia da brividi della prima stagione della band!
E la copertina era uno scatto tratto, dalla prima tournèe americana.
"The Beatles in Italy"
"The Beatles in Italy"
Loro sul palco illuminati come degli Dei, circondati da una folla in delirio nel buio dello sgomento per qjuanto accadeva al centro della scena.

Dal Sergente, la band avrebbe avuto un controllo diverso su tutta la produzione, esigendo maggiore rispetto delle edizioni inglesi, in tutto il mondo.
Prassi, oggìdì, scontata.
Ma, all'epoca, l'editoria musicale non era affatto globalizzata, bensì MOLTO LOCALIZZATA, cosa che nel tempo ha dato vita, però, ad un mercato delle versioni più rare per i collezionisti.

The Beatles Raccolta rossa, 1962 - 1966
The Beatles Raccolta rossa, 1962 - 1966 
Una cosa mi ha colpito nel tempo: non ho mai sentito l'esigenza di comprare le raccolte rosse e blu, anche solo per completare la discografia.

Me le hanno regalate in cd più di 20 anni fa, in jewel case; e non ho neanche mai avuto nessuna di tutte quelle raccolte di natura tematica, roba che ho sempre ritenuto una faticosa speculazione commerciale per ridistribuire il loro materiale per accontentare diversi tipi di pubblico in tutto il mondo.

Sono dell'idea che se l'artista ha concepito e autorizzato ad ascoltare la propria tela sonora secondo una determinata sequenza, lo spettacolo dal suo punto di vista - che piaccia o meno - è quello.


Poi, con la tua copia, interagisci come credi, ma dopo esserti interrogato anche sul perché di un "film musicale" siffatto.

Nessuno si sognerebbe mai di saltare una scena di un film.

In un progetto musicale, le cose stanno alla stessa maniera.

Nel prossimo post voglio scrivere delle sollecitazioni artistiche che la band mi ha suggerito, spingendomi a ripercorrere itinerari un pò impolverati nel tempo.

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