martedì 2 ottobre 2018

Viaggio di una vita attraverso i vinili - Giorno 04

Viaggio di una vita attraverso i vinili Blog Mauro Boccuni
Nel precedente post, mi sono addentrato nell'intricata ragnatela formata dalle innumerevoli associazioni che il repertorio musicale dei Beatles e gli innumerevoli interessi culturali della band hanno offerto ai loro fan, nel corso degli anni.

Tante cose sulle loro passioni come artisti e giovani uomini le avremmo scoperte attraverso la copiosa pubblicistica dei cinquanta e passa anni trascorsi dalla pubblicazione del loro primo singolo "Love me do", nel 1962.


Ma per chi si affacciava, negli anni sessanta, CON i Beatles, sul varco temporale della loro energia, poteva cogliere già tanti spunti. Quali? Cominciamo con la fotografia e la grafica.


I Beatles, ad Amburgo, anno non precisato
I Beatles, ad Amburgo, anno non precisato
Ad Amburgo, nel 1960, i Beatles conoscono una coetanea, Astrid Kirchherr, presentata tramite l'amico Klaus Voorman.

Astrid è una promettente fotografa che ritrae la band nel loro momento più spontaneo e bohemien, conferendo loro quel tocco e quello stile che, in quache modo, colpirà anche il manager e le fan al loro ritorno a a Liverpool

Klaus, oltre ad essere un musicista, sarebbe divenuto l'autore di una delle copertine più iconiche del gruppo: quella di Revolver, 1966
Astrid Kirchherr e Klaus Voormann

E poi Alan Aldridge, poliedrico disegnatore illustratore britannico che, dalla prima metà degli anni sessanta, gravita nell'agitato sistema di sollecitazioni srtistiche londinese e che intorno al 1966/67 entra a fare parte del gotha bitolsiano, arrivando a commentare graficamente per loro diversi testi delle canzoni.

E ancora i rapporti con Berio, Antonioni, l'arte contemporanea (Paolozzi che piaceva a Paul, la galleria Indica dove John avrebbe conosciuto Yoko appartenente al movimento Fluxus) gli editori indipendenti della rivista IT, i costumisti (The Fool) che realizzarono la prima copertina (mai usata) del Sergente, gli abiti che indossano sulla copertina e il design del negozio Apple e infine l'art director, l'illustratore e designer tedesco Heinz Edelmann che diede vita al concept film d'animazione "Yellow Submarine".


Quando mi sono imbattuto nel loro repertorio, sono stato emotivamente e quasi fisicamente spostato altrove, lanciato in un iperspazio sensoriale senza il preavviso tipico di un trauma!

Ecco, sì il mio percorso iniziatico con i Beatles è stato paragonabile agli effetti devastanti di un trauma.

Loro prendevano acidi per ampliare le loro menti - poi se ne sarebbero pentiti.

Io prendevo LORO, dal mio mangianastri monofonico marrone, dalla mia fonovaligia stereofonica grigia del Reader's Digest, dall'Hi Fi di papà in cuffia, dai libri, dai film, dalle immagini le poche che trovavo ma che mi facevo bastare per viaggiare con l'immaginazione.

Viaggiavo, ascoltandoli anche in macchina, con il mangianastri poggiato sul porta oggetti posteriore, dietro la mia testa, mentre andavamo a fare quelle noiose passeggiate in montagna con gli amici dei miei...

Prediligevo le tracce psichedeliche da Yellow Submarine, "Only a Northern Song", "It's all too much", oppure "Walrus" o "Blue Jay Way" dal MMTour, lunghi mantra dal sapore stravinskiano per l'invenzione ritmico-sinfonica inattesa, apparentemente giustapposta eppure così logica nella sua imprevedibilità.
C'era molto Zappa prima maniera, quindi Cage, Varese, Berio o meglio quello che l'intuizione iperattiva di tre giovani ricercatori rock (Ringo non componeva) permetteva di cogliere, forse con superficialità, forse con il limite del rapporto infantile e/o di interesse commerciale con l'arte che sapevano fare.

Insomma, qualunque fosse il processo di elaborazione&sintesi che portava a quei risultati, era forse importante e degno di ammirazione, tanto quanto la composizione!

Ora vi faccio vedere le strade che certamente si sono diramate, per me, a partire dalla Casa Comune centrale Beatles:

Da qui sono partitom per il mio viaggio che non ho ancora finito. Alla prossima.

Nessun commento:

Posta un commento