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"Songs from the underground" Emmanuelle Sigal, 2015 |
"Songs from the underground" (ED.Brutture Moderne), quewto il titolo del suo album, è stato arrangiato e suonato da Sacri Cuori con Marco Bovi e prodotto da Francesco Giampaoli e Antonio Gramentieri.
La musica di Emmanuelle Sigal mescola con disinvoltura il blues, lo swing, i colori del jazz, il folk insieme ad altri ingredienti che l'artista ama citare:"... il comportamento umano, la mostarda sul pane secco, il salto nel vuoto con un ombrello aperto e la storia d'amore con un cowboy...". L'artwork di copertina di "Songs from the underground" è stato realizzato dalla stessa Sigal, un collage che rivela la sua seconda passione in ambito artistico perchè
"...Quando vivo momenti senza ispirazione musicale mi butto nel mondo del collage: l'importante e creare e condividere!".
Quanto riportato sinora è tratto dal comunicato e sono i fatti per i quali questa operazione musicale vorrebbe essere riconosciuta.
E lo sarà certamente perché il nostro provincialismo non sa negare spazio alla dipendenza culturale dall'esotismo di qualsiasi cosa - lingua, danza, costume o stravaganza modaiola - che non sembri "italiana".
E così sebbene questo disco sia un prezioso quanto deja ecoutè clone di Madeleine Peyroux & C. e del lungo flirt che la cantautrice statunitense & C. hanno con la ritualità del "bluesswingjazzfolk", è probabile che ad aiutare la cantautrice francese possa essere proprio la memoria corta degli italiani e soprattutto quella dei manager delle rassegne di "jazz turistico" per donne fatali e farfalloni addormentati di tutte le età.
Forse in "Songs from the underground" c'è tanta, troppa verità così profonda da sfuggire alla noia che gli ascolti mi hanno provocato.
Ma tant'è :)
PS: Recuperiamo i Loup Garou allora?
Mauro Boccuni
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