sabato 19 settembre 2015

"Songs of the underground", Emmanuelle Sigal, 2015

"Songs from the underground"  Emmanuelle Sigal, 2015
"Songs from the underground"
Emmanuelle Sigal, 2015
Il 23 ottobre 2015 esce il debutto discografico di Emmanuelle Sigal, una cantautrice francese nata in Israele, da lungo tempo residente in Italia
"Songs from the underground" (ED.Brutture Moderne), quewto il titolo del suo album, è stato arrangiato e suonato da Sacri Cuori con Marco Bovi e prodotto da Francesco Giampaoli e Antonio Gramentieri.

La musica di Emmanuelle Sigal mescola con disinvoltura il blues, lo swing, i colori del jazz, il folk insieme ad altri ingredienti che l'artista ama citare:"... il comportamento umano, la mostarda sul pane secco, il salto nel vuoto con un ombrello aperto e la storia d'amore con un cowboy...". L'artwork di copertina di "Songs from the underground" è stato realizzato dalla stessa Sigal, un collage che rivela la sua seconda passione in ambito artistico perchè
"...Quando vivo momenti senza ispirazione musicale mi butto nel mondo del collage: l'importante e creare e condividere!".


Quanto riportato sinora è tratto dal comunicato e sono i fatti per i quali questa operazione musicale vorrebbe essere riconosciuta.

E lo sarà certamente perché il nostro provincialismo non sa negare spazio alla dipendenza culturale dall'esotismo di qualsiasi cosa - lingua, danza, costume o stravaganza modaiola - che non sembri "italiana".

E così sebbene questo disco sia un prezioso quanto deja ecoutè clone di Madeleine Peyroux & C. e del lungo flirt che la cantautrice statunitense & C. hanno con la ritualità del "bluesswingjazzfolk", è probabile che ad aiutare la cantautrice francese possa essere proprio la memoria corta degli italiani e soprattutto quella dei manager delle rassegne di "jazz turistico" per donne fatali e farfalloni addormentati di tutte le età.

Forse in "Songs from the underground" c'è tanta, troppa verità così profonda da sfuggire alla noia che gli ascolti mi hanno provocato.

Ma tant'è :)

PS: Recuperiamo i Loup Garou allora?


Mauro Boccuni

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