mercoledì 7 marzo 2018

Dnezzar, "Freischwimmer", 2017

Uno degli aspetti più gratificanti del mio contributo alla causa della promozione degli artisti indipendenti in musica è quel "toc toc" virtuale e non che i musicisti mi fanno dalla buca delle lettere con le loro richieste.

Dnezzar
Dnezzar
Può essere la chat, ad esempio, come è accaduto per Jacopo Mazzer in arte Dnezzar che, molto educatamente mi ha sottoposto all'ascolto della sua seconda nonché recente seconda uscita, "Freischwimmer".

"Freischwimmer" esce nel novembre del 2017, prodotto da Capitano Merletti e Dnezzar stesso.

Cosa c'è in questa mezz'ora scarsa di musica dell'EP?

Trovate una vetrinetta ordinata di cinque dolcetti musicali dalle forme più consuete, cioè sono cinque canzoni, ma dal sapore, se non stupefacente, sicuramente sorprendente per controllo, cura e accostamento di materiali e tonalità cromatiche.
Non in senso musicale.


Durante i primi ascolti, mentre prendevo appunti per scrivere questo commento per un percorso di guida, cercavo degli agganci di tipo musicale e il primo artista che il mio archivio mentale mi ha sputato fuori è stata un'altra sorpresa.

Beck...ma cosa aveva a che fare Beck con quello che stavo ascoltando?

Forse il reiterato senso del gioco che l'autore americano usa come metodo per agitare il suo annoso giardino.

Freischwimmer, Dnezzar, 2017
Freischwimmer, Dnezzar, 2017
Io dico che se volete accostarvi a Dnezzar e a "Freishwimmer", dovete prendervi 20 minuti, un angolo di pace con o senza un animale che vi gira intorno, un fumetto se possibile.
Mentre indispensabile è una finestra aperta, anche dove non ce ne sono, per permettervi una "innocente evasione".

Eh, sì! In "Freishwimmer" ci sono echi di "Amore e non amore" e di "Anima Latina" di Lucio Battisti, tutto il senso di una sperimentazione sonora che Dnezzar deve ancora portare, senza alcun dubbio, oltre.

Anche perché l'EP è un assaggio, per sua stessa natura, ma lo stesso Dnezzar, violinista e archeologo, pare sia stato tirato nella palestra affollata della canzone, molto recentemente, dal suo co produttore Capitano Merletti con cui ha suonato molto negli ultimi anni.

Quindi dove sono stato spiritualmente durante l'ascolto dell'EP cioè dove mi ha portato questo lavoro?

Innanzitutto, le cinque canzoni mi hanno convinto a riascoltarle parecchie volte e non certo per necessità di analisi.

Sono cinque ballate acustiche, intarsiate da una ritmica di cornice che le rende immediate e, lo voglio dire, di facile ascolto, il ché è un vantaggio nella comunicazione nonché un'abilità di chi le ha scritte e progettate/arrangiate.

Se si aggiunge a questo aspetto, un utilizzo inconsueto di alcune introduzioni di natura ambient noise, molti colori timbrici di ispirazione vintage green (perchè flower power significa ancora di meno di quello che ho scritto :) ), io credo che sia opportuno seguirlo questo artista di Venezia.

Per capire se le sue ambizioni più elettroniche troveranno una diversa sintesi nel futuro oppure chissà.

Mauro Boccuni

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