domenica 11 marzo 2018

"L'onda", Mikeless, 2018

Sono 25 anni che seguo gli artisti dell'area indipendente italiana e internazionale perché, al netto dei vaniloqui dei troppi narcisi esclusi dai palcoscenici televisivi, si trovano delle pepite di metalli a cui già il presente assegna una forma di preziosità.

Ed è interessante apprezzare come alcuni di questi artisti abbiano assimilato, con massima proprietà di linguaggio, i valori di base del rock, inteso come ampia piattaforma su cui costruire un set di brani basati sulla "one shot vision" cioè

  1. UN soggetto da raccontare, 
  2. UNA chiave interpretativa per conquistare l'attenzione di un pubblico popolare, 
  3. UN power combo trio, 
  4. UN microfono, 
  5. buona la prima e se possibile...
  6. edizione in monofonia!
Un diver durante un'esibizione di grunge
Un diver durante un'esibizione di grunge
Questa è la magia che ci hanno consegnato il rock 'n roll degli artisti afroamericani, il punk, l'hardcore punk americano e il grunge.

Ma in realtà, questo è quanto ci racconta chiunque non abbia l'attitudine a mediare quando ti deve raccontare qualcosa.
Chi cerca un bilanciamento, tende ad estetizzare, a riflettere allontanandosi dal pubblico, isolandosi narcisisticamente in un rapporto masturbatorio con ciò che crea.

Tra gli artisti indipendenti italiani ho trovato alcuni musicisti che non facendosi troppe illusioni sulla possibilità di uno sbocco popolare, forse hanno ammesso a sè stessi di vivere con la massima serenità una inevitabile urgenza esistenziale con l'auto espressione in musica e propongono dell'ottima autenticità!

Tra questi cito, Davide Solfrini, Matteo Toni e Gianluca Di Bonito i primi tre autori puramente rock che io ammiro, seguo e ascolto da anni, al di là della promozione che posso garantire loro.

"L'onda", Mikeless, 2018
"L'onda", Mikeless, 2018
A questi mi fa pacere aggiungere un altro nome che ho ascoltato questa sera, ed è Mikeless un one man band che per l'ultimo album "L'onda" 2018  per Alkatraz Management ha realizzato un buon ep facendosi accompagnare da altri due compagni di rock beat, Riccardo Dallagiovanna alla batteria e Marco Cavozzi al basso.

E' una prova che parla di resistenza quotidiana alle minacce, agli ostacoli, alle cadute e agli imprevisti dinanzi alle quali, la società di cui facciamo parte, ci pone.

Il rock è stato anche il linguaggio della reazione ai copioni culturali di una inevitabilità deterministica scritti dal potere economico e politico.
Cantare a testa bassa di militanza al mare nero sul quale galleggi, come nella copertina dell'EP, io la trovo un'ottima finzione, forse la migliore alla quale credere!



"L'onda" contiene quatto brani due medium pace e due ballate, suonate e registrate ad arte, senza sforare né in un lo - fi modaiolo, né nell'effettistica della rappresentazione del rock, roba più per griffe di moda che per gente autentica, appunto :)

Per ascoltare il lavoro, potete cliccare le canzoni sotto.




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