mercoledì 3 giugno 2015

Istituzioni e dopolavoristi della musica

Eventi a Napoli, Piazza Plebiscito
Eventi a Napoli, Piazza Plebisicito
Scrivo questo post come urgenza personale e riflessione di sdegno derivante dal mio rifiuto di collaborare ad un evento che verrà organizzato a Napoli alla fine del mese di giugno.

Ero stato invitato come operatore culturale a presentare una serata durante la quale si esibiranno un tot di band della scena musicale napoletana.

L'offerta delle istituzioni consiste nella esclusiva messa a disposizione di una location interessante per attrattiva turistica e passeggio estivo, a cui pare si aggiunga anche la disponibilità dell'impianto di amplificazione.

Nella proposta, maturata in seno ad un lavoro di relazione faticoso tra l'organizzatore e i referenti, non sono mai state prese lontanamente in considerazione da parte del Comune l'ipotesi nè di pagare il cachet dei musicisti nè le tasse per l'esibizione.

Pur avendo in un primo momento preso in considerazione l'idea di continuare una collaborazione, ho creduto giusto rinunciarvi guidato da due certezze.

  1. I musicisti sono lavoratori dello spettacolo e vanno tutelati a prescindere e sotto ogni aspetto, nel momento in cui si progetta un evento/concerto al quale è prevista la loro partecipazione,
  2. Un'istituzione che lancia "ossa ai cani" meriterebbe di essere lasciata sola da tutta la categoria dei lavoratori dello spettacolo come forma di protesta e infatti, da parte di illimitarte, non c'è adesione.
Le istituzioni comunali e le arti sono divenute una forma di incontro buona solo per preparare al costo più basso possibile (se possibile, pari allo zero) manifestazioni dette "rassegne", di tipo stagionali per catturare un pubblico generico di fronte al quale celebrare la gloria della maggioranza che governa il territorio.

Si è praticamente invertito il rapporto funzionale tra rappresentanti politici e cittadini secondo il quale è una buona proposta culturale, un progetto a premiare al momento opportuno la buona politica.

Ragion per cui, gli assessorati rivelano di non disporre di cassa e le uniche attività loro consentite, tranne i grandi eventi che seguono altre imposizioni non rispettose della democrazia, se non formalmente, sono la cessione di luoghi della città a cui aggiungono, quando va bene, un impianto di amplificazione.

A questo punto, uno si chiede anche perché assegnare un assessorato se non hai i mezzi, le risorse economiche che assieme alla testa di colui o colei cui è attribuito il compito di gestire l'area funzionale data fanno di fatto l'ASSESSORATO!

E questa è la prima riflessione sulla crisi del ruolo della rappresentatività degli organi pubblici nel nostro caso culturali.

Ma l'aspetto più grave, a mio dire, è la mancata risposta collettiva da parte dei lavoratori dello spettacolo

Cosa che mi induce a dichiarare che tali non si sentono, non si percepiscono.

Perché sono dopolavoristi della musica.

E su quest'ultimo concetto poi continuo in un altro post




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