mercoledì 23 agosto 2017

Migranti, potere globalizzato, informazione alternativa di resistenza collettiva

Il primo articolo del dossier  uscito su L'Espresso del 13/08/2017
Il primo articolo del dossier
uscito su L'Espresso del 13/08/2017 
Dieci giorni fa, il settimanale "L'Espresso" ha pubblicato un dossier di approfondimento (Qui il link al primo articolo, quello di Roberto Saviano) sui rapporti tra gli ingenti flussi migratori di africani (e non solo) dalle coste libiche verso quelle italiane, la gestione di questo traffico umano da parte delle milizie armate criminali distribuite su tutta la filiera di una guerra che in realtà non c'è nelle forme comunemente intese e le ipotesi di intreccio di connivenza e complicità con le bande locali, da parte degli stati europei e dei governi locali.

Questo quadro allarmante per la sua ferocia verso una parte dell'umanità a cui pare tocchi di essere merce infinitamente di più di quanto non avvenga da questa parte del muro con noi, consumatori consapevoli, dicevo questo quadro non arriva affatto sui media di massa dove invece si recita, per un pubblico italiano affannato e stanco, un astuto pietismo diviso tra la rappresentazione del dolore per i morti in mare e il cinismo trainato dagli interessi del consenso politico.


Ed è quando la prospettiva informativa si allarga e ti allarga gli orizzonti senza obbligarti a complesse letture per "capire" al di là dell'emozione, che si compie ancora una volta quel processo di sdegno e di disagio per essere parte di una società di esseri umani che non conta più un cazzo floscio per il potere globalizzato delle banche e della finanza.

Carnefici e vittime, nelle loro diverse incarnazioni regionali maturano un immenso senso di barbarie umana che diventa esperienza ed identità, loro malgrado.

Mentre una parte del mondo, noi, viviamo confinati in un'area spazio/temporale le cui azioni sono scandite dal lato "civile" dello stesso sistema di banche/multinazionali/politica/media che usa le democrazie e i suoi simboli consunti per inquinare menti e corpi con prodotti e servizi chiamati progresso.

Anni, tanti anni nel 1982 fa uscì un documentario intitolato "Koyaanisqatsi - Life out of balance" .

Un vortice di immagini e di suoni molto evocativi del disastro prossimo venturo che gli indiani Hopi, più che predire, supponevano, traendo ispirazione dalla matematica della ingordigia umana.


Ecco io posso farci il mio post in una giornata di agosto non avendo altro di meglio da fare, posso credere anche di farci "testimonianza" da "buon borghese" militante, al supposto riparo dai dolori di pancia della fame o di altre atrocità che le vittime dei criminali in Africa o in Siria pagano, per gli interessi degli equilibri internazionali.

Ma è inammissibile che ci siano uomini e donne "nati sotto un cielo sbagliato" perché il mio sia quello più splendente, ammesso e non concesso che così sia ancora :( 

Sarebbe bene condividere le informazioni come quelle che ho letto due domeniche fa e farle di dominio pubblico senza troppe dietrologie per sgombrare il campo dell'informazione di massa italiana delle deformazioni di cui parlavo in apertura. E farsi promotori in tutta la penisola di iniziative collettive pacifiche, continue e permanenti, di sollecitazione ad andare OLTRE la strumentalizzazione politica delle vittime umane che vengono vomitate in Europa a gran forza per conflitti molte volte inesistenti!

Mauro Boccuni

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