domenica 6 agosto 2017

Portogallo: un popolo come bene culturale


Dopo tanti anni di privazioni e vacche magre, alla fine del mese di luglio, io e mia moglie Loredana ci siamo concessi un viaggio all'estero.
Dove si va, dove non si va...Alla fine, complice l'esperienza di un operatore turistico di Pozzuoli al quale ci siamo rivolti per la sua deputata capacità nel proporre dei pacchetti garantiti dai suoi personali viaggi, abbiamo scelto il Portogallo.
Lisbona e dintorni, più altra puntate su qualche altra meta raggiungibile con la macchina, senza dovere per forza tornare in sede distrutti dai troppi chilometri e dalle inevitabili scarpinate per la località.

Non posso ovviamente sostenere di conoscere nulla di ciò che ho visto e che nel contempo ho cercato di "sentire", di "interpretare" al di là dell'entusiasmo di essere da solo con Loredana per posti affascinanti, senza limiti di tempo, se non quelli dettati dalla stanchezza.
Ma sono tornato da questa esperienza di viaggio con la certezza di essermi sempre "sentito a casa".
E quando dico "casa" intendo quel sentimento di condivisione elettiva di spirito e di abitudini che avverti al di là delle convenzioni formali a cui gli standard della globalizzazione ci hanno reso avvezzi.
Per esempio, durante le prime 24/48 ore dall'arrivo a Lisbona, ci siamo chiesti ripetutamente dove fossero gli abitanti della città perché, camminando a zonzo per le vie del centro, ma soprattutto per i quartieri dell'Alfama, del Barrio alto o della zona dell'Expo '98, si vedevano solo turisti e viaggiatori estasiati dalla carezzevole temperatura del posto (Il vento fresco dall'Atlantico è uno dei valori aggiunti del Portogallo. Provare per credere).
E dove sono i lisbonesi?
Molti ovviamente erano al lavoro per noi, nei negozi, nei ristoranti, negli alberghi, sui mezzi di trasporto e così via.
Molti erano occupati nelle numerose ristrutturazioni edilizie che vivacizzano la città, in ogni dove.
La macchina, infatti, ti offre dei punti di vista che sfuggono quando sei obbligato ai mezzi o agli operatori dei tour organizzati.
E Lisbona è una città molto spinta ad una forma di progresso e di sviluppo distribuita lungo tutta la sua trama urbana.
Ci chiedevamo anche chi se ne sarebbe giovato dopo oltre dieci anni di riforme statali costate un dolore inimmaginabile alla popolazione.
Alla fine i lisbonesi, i portoghesi sono arrivati a noi con la loro unicità, fatta di accoglienza, spontaneità, mai urlata o esibita come accade a Napoli :), a cui si sposa una naturale forma di ironia e senso del gioco che rendo tutto dannatamente...semplice!
Tutto da loro è improntato alla Semplicità, da non confondere affatto con la banalità o peggio con l'arrendevolezza di chi può avere poco da offrire. Tutt'altro!
Potrei raccontarvi altre cose del viaggio, ma il carattere del popolo, il loro senso di unità e il dolore che immalinconisce la loro giovialità è il loro valore aggiunto.
Poi magari scrivo qualcos'altro nei prossimi giorni.

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